Ricordo ancora quei pomeriggi d'estate, come se non fosse passato nemmeno un giorno. La brezza faceva ondeggiare le foglie dell'albero che troneggiava nel giardino dei miei nonni, alla cui ombra riposavano un tavolo e quattro sedie di cemento. La maggior parte dei miei pomeriggi li trascorrevo lì, a leggere. Non dormivo come il resto della famiglia e amavo quei momenti di silenzio e solitudine, un silenzio rotto solo dal motore lontano di un trattore che lavorava lungo la collina. Anni in cui il calore era una carezza dolce e sopportata. Intorno a me la natura era vitale, molto diversa dal paesaggio perfettamente ordinato dall'uomo in cui vivo ora. Intorno a me c'erano alberi liberi di espandersi sui cespugli e rovi padroni dei loro spazi. Tutto aiutava a sentirmi parte di quel mondo selvaggio al punto da non pensare che esistesse un'alternativa, che invece avrei scoperto anni dopo. Mio nonno era il primo a svegliarsi. Mentre mia nonna si occupava dell’estetica del giardino, curava con amore i suoi fiori e le sue piante.
Adoravo passare del tempo con mio nonno a occuparci dell’orto, era la nostra piccola cosa in comune e quando lui venne a mancare io continuai a prendermene cura al suo posto.
~Giulia Cardona~
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