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Graziella, 84. SPORCARSI


 

Era il parco dove si ritrovava la gioventù. Ogni evenienza era una scusa buona per andare a sporcarsi i grembiuli o le ballerine bianche, per tornare a casa come dei minatori, impolverati, con qualche ginocchio sbucciato, che non era la fine del mondo, anzi! Era una cicatrice, un segno del divertimento che testimoniava un altro giorno passato tra le risate e gli occhi lucidi e spensierati che riflettevano e mimetizzavano il loro colore naturale in un verde quasi camaleontico. Era un luogo allegro, vivido, movimentato non dalla gente, ma dai colori che faceva ondeggiare sulle ali del vento. Bambini e bambine, ragazzi e ragazze, chi ballava, chi canticchiava raccogliendo margherite accovacciato sul prato, chi timidamente faceva amicizia, la quotidianità felicemente incondizionata.

C’erano le regazzine che correvano, compresa me. Giocavamo a campana e zompavamo in mezzo alla polvere, a urlà come oche e a ride come stone.

~Mauro Mancini~

 
 

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